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SIGO contraria allo stop all’intramoenia allargata

28 Febbraio 2012

I ginecologi italiani auspicano che in Commissione si riapra la partita sulla libera professione

Il presidente Surico: “Non esistono le strutture, così si privano i medici di un loro diritto e si peggiora il servizio per i pazienti. Si chieda prima alle Regioni di impiegare tutti i fondi stanziati”

Roma, 28 febbraio 2012 – Da giugno 2012 niente più deroghe ai medici che operano l’attività libero-professionale fuori dalle mura dell’ospedale. La cosiddetta “intramoenia allargata” dovrebbe avere i giorni contati, secondo quanto ribadito dal Ministro Balduzzi ma la partita è ancora aperta dopo che il relatore del disegno di legge sul Governo clinico, Domenico Di Virgilio, ha presentato due nuovi emendamenti, discussi in questi giorni alla Commissione Affari Sociali. “Vogliamo ribadire che siamo nettamente contrari ad una decisione che priva di fatto i medici del loro diritto all’esercizio della libera professione – commenta il presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), prof. Nicola Surico -. Le strutture sono infatti attualmente inadeguate per sopportare un ulteriore flusso di pazienti. Non esistono ancora gli spazi necessari all’interno delle Aziende e solo la metà delle Regioni ha utilizzato il 100% delle risorse messe a disposizione dalla legge. La mancanza di locali idonei e l’impossibilità di scegliere di recarsi altrove si tradurrà in un peggioramento complessivo del servizio per i cittadini, con un rallentamento delle visite, oltre a penalizzare i medici che si vedranno privati di una fonte di guadagno”. Secondo la relazione dell’Osservatorio nazionale sulla libera professione (gennaio 2012), la legge del 2007 che regola l’intramoenia è tuttora applicata solo a metà, soprattutto per i controlli sul progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni nell’ambito dell’attività istituzionale ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione. Soltanto in 10 Regioni più del 90% delle Aziende effettuano questa  attività. “Dobbiamo far sentire la nostra voce a sostegno non solo della categoria cui apparteniamo ma soprattutto dei nostri pazienti – conclude Surico -. Prima di fissare termini si dovrebbero obbligare le Regioni tuttora inadempienti a impiegare i fondi già stanziati per adeguare gli ospedali con posti letto e personale dedicati all’attività intramuraria. Solo dopo si potrà discutere, coinvolgendo le associazioni dei medici e le Società scientifiche, su come e quando annullare definitivamente l’attività di intramoenia allargata”. I termini di presentazione dei subemendamenti all’articolo aggiuntivo del relatore Di Virgilio sono fissati per lunedì 5 marzo.

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