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Nuova Classificazione FIGO delle Anomalie di Inserzione Placentare

8 Ottobre 2018

Introduzione e traduzione del Prof. Gian Carlo di Renzo

Ottanta anni fa Irving and Hertig hanno pubblicato il primo studio sulla placenta accreta della letteratura internazionale (Irving C, Hertig AT. A study of placenta accreta. Surgery, Gynecol Obstet. 1937;64:178-200). Allora la definirono “adherenta” e su circa 100 casi, uno solo aveva in anamnesi un taglio cesareo.
I fattori predisponenti all’epoca furono identificati nel curettage uterino troppo vigoroso (sia dopo aborto che parto) e nella rimozione manuale della placenta. Trent’anni più tardi Luke pubblicò un lavoro fondamentale che caratterizzava i differenti aspetti del “Cretismo” placentare  (Luke RK, Sharpe JW, Greene RR. Placenta accreta: the adherent or invasive placenta. Am J Obstet Gynecol. 1966;95:660–8). La sua proposta di definizione pur con variazioni successive è stata quella più utilizzata sino al giorno d’oggi.
Come per altre condizioni l’istopatologia è considerata il gold standard che conferma la diagnosi o il sospetto clinico, ma in molti studi sulle anomalie di placentazione non è stata disponibile, per cui ci si è  prevalentemente basati su criteri clinici per stabilire le condotte terapeutiche e questo ha portato ad una serie di protocolli di management difficili da confrontare e mai sostenuti da una reale conferma patologica del cretismo placentare.
A questo si è aggiunta una variegata terminologia nel definire le anomalie di placentazione, dall’aderenza, al cretismo, alla ritenzione, addirittura  alla “placenta perniciosa”! Differenziare l’aderenza dal cretismo non ha solo valenza epidemiologica ma un forte impatto nel management. Infine, anche se è chiaro che l’elemento fisiopatologico di base all’aderenza e al cretismo riconosce un difetto nell’impianto su un utero “ lesionato”,  il fattore predisponente principale dell’ultimo ventennio è sicuramente il taglio cesareo visto che in quasi tutte le statistiche rappresenta il solo fattore di rischio in oltre il 50 % dei casi.

Questa nuova proposta di classificazione della FIGO nasce dal lavoro di un expert panel di oltre 30 clinici e patologi facenti parte del FIGO Committee on Safe Motherhood and Newborn Health (coordinato dal prof G.H Visser). La classificazione tiene in considerazioni elementi clinici e istopatologici, sollecitando all’esame patologico della placenta e a protocolli di management così adeguati alla reale entità del problema.

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